Di cosa parla questo articolo?
[AGGIORNAMENTO 02/09/2021: è andata a finire che ha vinto zio Joe, ma le cose non è che gli stiano andando poi molto bene, con la questione Afghanistan a farla da padrone in questi giorni. Sicuramente questa faccenda sarà al centro dei prossimi spot delle future campagne elettorali. Il tempo dirà chi saprà sfruttare meglio l’argomento, e sopratuttto come.]
Ci siamo. Nel momento in cui scrivo le elezioni americane 2020 sono ormai entrate nella fase finale. Anzi, questa notte (23 ottobre 2020, lo dico per i posteri) Biden e Trump si sfideranno a colpi di chi la spara più grossa nell’ultimo dibattito prima del voto.
Se proprio lo vuoi sapere, le elezioni Usa mi hanno sempre attratto tantissimo. Conservo gelosamente i giornali di quando è stato eletto Obama (anche se il mio entusiasmo per quella stagione si è piuttosto ammosciato nel corso degli anni). E tutto il periodo che ha portato all’elezione di Bush mi ha sempre affascinato – e anche intristito, visto che poi ha portato all’11 settembre.
Via politica e amarcord, però. Qui si parla di comunicazione. E come ho fatto per gli spot mandati in onda in piena ondata COVID, ecco che ho raccolto alcuni dei commercial secondo me più degni di nota dei due vegliardi che si candidano a diventare (o ridiventare) capi di quell’adorabile carrozzone a stelle e strisce.
Una piccolissima parentesi sul vil denaro, in ogni caso, va comunque fatta.
Quanto hanno sganciato Biden e Trump per gli spot delle elezioni 2020?
È difficilissimo approcciarsi ai media americani senza avere la sensazione di parteggiare per una parte o l’altra. Guardi un video di Tucker Carlson su Fox e ti senti un vero americano con fucile in mano, torta di mele sul davanzale e una partita dei Dallas Cowboys alla TV. Oddio, magari i Cowboys meglio lasciarli stare, visto come stanno messi al momento.
Se invece ti sposti a sinistra, e magari entri nell’orbita AOC [Alexandra Ocasio-Cortes, n.d.r.] e simili, vieni inondato da una pioggia di richieste di diritti, uguaglianze e politicamente corretto che a volte è un po’ inquietante.
Però cito comunque una fonte, il NY Times (che non è vicina a Trump, diciamo così). In questo articolo di Nick Corasaniti, oltre a considerazioni politiche, si trovano dati interessanti. Del tipo: Biden ha mandato in onda 40 differenti spot nel weekend compreso tra 4 e 5 ottobre, per un costo di 4,7 milioni di dollari (solo in due giorni quindi). Di questi, la maggioranza era indirizzata a un target anziano, e 7 costituivano attacchi diretti a Trump.
Di Trump non ho trovato dati (non li ho cercati, il focus dell’articolo non era questo) ma comunque credo che le cifre siano lì. Insomma, la banale conclusione è che si tratta comunque di bei soldi.
E ora, via con gli spot.
Il dramma delle elezioni americane: come fanno dei vecchi a parlare anche ai giovani?
La cosa che mi pare chiara in queste elezioni americane è che si tratta di una faccenda di anzianotti. Trump ha 74 anni, Biden 77. Anche altre figure chiave sono pronte per la pensione da un po’ di tempo. Tipo Nancy Pelosi, la presidente della camera degli Stati Uniti, che alla veneranda età di 80 anni inizia a perdere un po’ di colpi, esclamando frasi random durante le interviste:
“Sunday morning brings the dawn in/It’s just a restless feeling by my side…”
Insomma, sono tutti vecchiotti. E come fanno a comunicare ai giovani? Risposta: non è che lo facciano molto. Lo spot più mandato in onda da Biden nel weekend che ho citato prima era questo, dedicato alla popolazione più anziana.
E anche Trump, non sembra avere spot dedicati alla fascia più giovane. Forse perché i giovani guardano meno la TV, si informano su internet e cose del genere.
COVID-19: una botta di sfiga o un fattore da sfruttare?
Trump ha avuto il COVID-19, ha recuperato a tempo di record (o quello che è, insomma), e quindi era giusto fare uno spot dove far vedere che se lui può guarire, lo può fare anche l’America:
Donald fa e guarisce da cose
E se Biden ha preferito non attaccare via spot The Don durante il periodo della sua malattia (almeno così dice il NY Times), uno dei temi preferiti del candidato democratico è stata la riforma del sistema sanitario.
Un messaggio talmente importante che ha spinto Joe a parlare di un suo personale dramma familiare (con un bel filtro seppia che, come dicevo prima, si addice molto ai più ggiovani):
Joe Biden vol.2: questa volta è personale
Sono molti altri gli spot che si concentrano sul tema salute, ma in generale la linea di fondo è: Trump dice che andrà tutto alla grande, specie se verrà rieletto. Biden afferma che tutto andrà per il meglio, ma solo se alla casa Bianca ci andrà lui. Niente di nuovo.
Law & Order: nel sistema giudiziario statunitense…
Con tutto il casino di Black Lives Matter il tema giustizia ha rappresentato un nuovo terreno di sconto per i due candidati. Dall’altra Biden si è timidamente avvicinato ai temi AntiFA, anche se non è che mi paia proprio il volto più giusto per riuscire nell’impresa (infatti gli hanno affiancato l’ingombrante Kamala Harris come vice presidente).
In ogni caso, nei giorni più controversi delle rivolte, quando pezzi interi di alcune città americane venivano strappate allo Stato per diventare zone franche, il tema del defunding era centrale. Ovvero, togliere soldi alla polizia. E Trump qui ha sparato secondo me lo spot migliore di tutta la campagna (sua e di Biden):
Pronto, polizia? Polizia? Vabbè, è andata così
Dico che questo è uno spot bello non per il messaggio (su cui non do opinione neanche sotto tortura). Ma se non altro è un classico esempio di comunicazione basata sul driver della paura. Un classico dai tempi di Daisy, la pubblicità che cambio le sorti delle elezioni del 1964 a favore del futuro presidente Johnson. Rivediamocelo che fa sempre bene:
“These are the stakes”
Lo spot di Trump non avrà lo stesso impatto, ovviamente, ma è una sorta di evoluzione di questo approccio.
Questione diritti: votare tutti (tutti per uno)
Mi piace tantissimo questa cosa, specie nello sport, che tutti si sforzano di dire alla gente di andare a votare. E la cosa bella è che, sapendo da chi viene l’invito, sai anche chi dovresti andare a votare. In NBA, tutti i giocatori quando sedevano in panchina vestivano una maglia con su scritto in grande: “VOTE”.
E visto che LeBron James litiga con Trump un giorno sì e l’altro pure, capire per chi vota lui (e per chi vorrebbe tu votassi) si capisce. Poi, ormai è impossibile guardare una partita NFL senza venire interrotti ogni 10 minuti da questo spot:
la naturalezza nella recitazione di Todd Gurley (sarebbe il capellone)
L’invito ad andare a votare, spinto soprattutto dal lato democratico, è stato uno dei temi affrontati da Biden. Che grazie all’aiuto di testimonial famosi come Samuel L. Jackson, ha parlato dell’importanza di diritti civili per tutti:
spot fatto bene, forse uno dei migliori – se proprio ti interessava saperlo
Al di là del messaggio, una frase mi è rimasta in mente di questo spot: “Se il tuo voto valesse così poco, perché dovrebbero cercare di portartelo via?”
Uno spot tutto dedicato alle minoranze, con un messaggio importante. Che però, ancora, venendo da un maschio bianco, potente, membro decennale dell’élite dell’élite e con un figlio potenzialmente implicato in scandali vari perde un po’ di validità. Infatti non è lui che pronuncia le parole. Lo fa fare a una persona famosa – e nera. Io dico: solita storia.
47 anni sono tanti, anche in politica. No?
In politica, chi è senza peccato è autorizzato a scagliare pietre e altre cose. Ma se sei da più di 45 anni nel giro, qualche peccatuccio ce l’hai, e prima di criticare faresti bene a farti i fatti tuoi. Mi sembra che il ragionamento fatto da Trump in questo spot contro Biden sia questo:
47 anni di fedeltà alla bandiera (o di intrallazzi, a seconda della parte politica)
Vale la pena rimanere solo sul messaggio generale, e non scendere nei particolari. Perché se si scende in profondità, si vede che Trump accusa Biden si essersi venduto anima, cuore e portafoglio ai cinesi. Poi però spunta fuori che The Don avrebbe tenuto un conto corrente bello cicciotto proprio nella patria degli odiati/amati comunisti. Almeno, così dice il NY Times.
comunistaaaaa! Così a sfregio
Mamme preoccupate e drammi familiari: i grandi classici
Se bisogna giocare forte, bisogna giocare anche un po’ sporco. Mettendo cioè in mezzo storie familiari, drammi e altre storie che forse sarebbe meglio non buttare nella mischia di una campagna elettorale. Ma tant’è, si è sempre fatto, non è una novità.
Anche qui, però, ci sono stati due approcci diversi. Per Trump a parlare è una generica “mamma preoccupata” (appartenente a una minoranza, cosa sempre da sottolineare). Che con una tecnica piuttosto classica lancia bordate a Biden, che nell’ordine viene giudicato “debole”, troppo di sinistra, voglioso di aumentare le tasse e pronto a dare amnistia a immigrati vari. Un esercizio molto basico, tutto sommato:
Una “mamma preoccupata”
Biden invece sceglie di parlare di bambini e, ancora, di salute. Lo fa proponendo la storia di Beckett, un bambino che deve combattere tutti i giorni con la leucemia. E che se Trump continuerà a essere presidente, potrebbe avere problemi seri a curarsi:
Tralasciando la storia dolorosa, quanta presa possono avere questi spot?
Anche questa, una tecnica piuttosto classica. Questi tipi di spot fanno ancora presa sul pubblico? Sarei davvero curioso di conoscere la risposta.
Convincetemi a votare, dai: cosa mi promettete?
Alla fine, le elezioni americane 2020 le vincerà chi saprà promettere meglio. Del tipo: cosa me ne viene a me, plurimilionario che mi dedico alla filantropia in quel di Gotham City?
Qui i due candidati sembrano avere le idee chiare. Trump ci dice che ne ha fatte di cose. E ne farà ancora di più, se solo avrai il buonsenso di confermarlo, e che diamine:
Donald delivers
E il buon vecchio Joe che ci racconta? Come convince il fattore che abita a Smallville, capitale del pop corn degli Stati Uniti? Lui sceglie un messaggio patriottico – che forse funzionano più sul lato repubblicano. Dice che è tempo di costruire una nuova America. Dobbiamo comprare prodotti americani. Supportare i posti di lavoro americani. Aiutare le piccole imprese. Oddio, non proprio messaggi memorabili.
L’unica cosa che fa capire che non si tratta di uno spot di Trump sono gli accenni al cambiamento climatico e all’energia verde, se devo dire:
spot intercambiabile, avrebbe potuto farlo anche Trump con quasi le stesse parole
Quindi, le elezioni americane 2020 degli spot chi le vince?
Ah, non ne ho la più pallida idea guarda. Non mi pare ci siano spot clamorosi, o colpi di genio. Trump sottolinea i suoi risultati positivi, dice che va tutto alla grande e se Biden viene eletto succederà il finimondo.
Biden dice che Trump è un poco di buono, che va contro bambini malati e minoranze. Se lui viene eletto, l’America tornerà a comprare americano, mangiare americano e fare cose americane.
Vedremo tra qualche settimana come andrà a finire.
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