Comunicazione sportiva: il caso del Catanzaro promosso in serie B

Catanzaro in Serie B e la Comunuicazione Sportiva
Dopo quasi 20 anni il Catanzaro torna in Serie B: cosa è cambiato in tutto questo tempo nella comunicazione sportiva? Tante tante cose.

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La comunicazione sportiva vive su binari spesso lontanissimi tra loro. Pensa magari ai problemi comunicativi di una compagine NFL, e paragonala alla paginetta Facebook di una squadra di promozione campana (tanto per fare un esempio).

E poi c’è il caso del Catanzaro. La squadra è tornata in serie B a 17 anni di distanza dalla sua ultima, spettacolare e disastrosa apparizione. Dici tu, buon per loro. Questo è sicuramente vero, ma è affascinante pensare a cos’era la comunicazione legata al calcio nei primi anni ‘2000, e cosa è diventata adesso. In questo modo posso giustificare il fatto che sto scrivendo un articolo sulla squadra della mia città, ecco.

Cerchiamo allora di capire in che modo la vittoria dei giallorossi ci aiuta a comprendere come è cambiato il modo di raccontare e vivere lo sport. Un po’ come ho già fatto nell’articolo sul confronto tra F1 Rai e Sky.

In che modo i servizi di streaming cambiano la comunicazione sportiva?

Come avviene la comunicazione nello sport? In diversi modi, compreso la fruizione delle partite. Facciamo un esempio aiutandoci proprio col Catanzaro.

Il Catanzaro è una delle nobili decadute della provincia calcistica italiana. Tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso è stata diverse volte in serie A e, male che andava, abitava i quartieri nobili della B. Conta che è stata la prima squadra calabrese a farlo, in un’epoca dove si era meno globalizzati e le differenze tra nord e sud erano ancora più drammatiche di adesso.

Senza andare tanto indietro nel tempo, torniamo all’epoca dell’ultima promozione in serie B del Catanzaro, anno 2004. La partita della vita è Chieti – Catanzaro, giocata però ad Ascoli perché ovviamente mezza città era voluta andarla a vedere e serviva uno stadio più grande. E chi era rimasto in loco, come me, che poteva fare? Sostanzialmente niente, perché la diretta TV non c’era, e l’unica opzione era quella di sintonizzarsi su un canale locale che a sua volta riproponeva una radiocronaca.

Oggi invece il mondo si è capovolto. Anche la serie C, ormai da anni, dispone di un servizio di streaming (Eleven Sports) che propone in diretta tutte le partite. E come ogni buon servizio di streaming che si rispetti qualche volta si impappina, e soprattutto costa sempre di più ogni anno (il calcio tanto ha una domanda anelastica, come la benzina o le mutande).

Quindi la prima differenza è questa: il calcio si vede a ogni possibile latitudine sportiva, per vedere la partita del Catanzaro oggi serve al massimo uno smartphone. E se nelle categorie professionistiche servono telecamere ad alta definizione e abbonamenti, in quelle amatoriali basta anche un cellulare e una diretta Facebook. Tanto, in qualsiasi parte del mondo, a qualsiasi ora, ci sarà sempre qualcuno disposto a vedere un po’ di pallone.

Il linguaggio sportivo passa dal VHS al 4K

Fa strano pensarlo, ma c’è stato un tempo dove non c’erano i social. E quelli che c’erano, venivano usati poco per via di limitazioni tecniche evidenti. Tipo Youtube: i video erano in risoluzione infima, e l’unico modo per passarli tra amici non era segnare il link su WhastApp, ma girarli via bluetooth o masterizzandoli su qualche CD.

Il più delle volte, i risultati erano una emerita porcheria. Ed è un peccato perché, nell’anno di grazia 2004, quello della promozione del Catanzaro in serie B, di gol belli che avrebbero meritato il Full HD (se non il 4K) ce ne sono stati eccome. Questo tremendo video dell’epoca fa capire bene cosa eravamo costretti a subire quando volevamo rivedere il capolavoro da centrocampo del “Sindaco” Fabrizio Ferrigno contro la Sambenedettese; il filmato è senza audio, tanto per rendere meglio la precarietà tecnica di cui sopra (il canale Youtube è @fetuso94):

Fabrizio Ferrigno si è spento nel 2020. Mi sento di dire che i tifosi del Catanzaro non lo dimenticheranno mai, e non solo per questo gol

Oggi invece si va alla grande. Anche i comuni mortali del calcio possono godere quantomeno di video a 720p, se non addirittura di qualità superiore. Come nel caso delle dirette streaming, le limitazioni tecniche cadono e appiattiscono le differenze. Che si tratti della clip di Giroud che si gira nel derby di Milano o del gollazzo di Iemmello in Catanzaro – Audace Cerignola, la qualità è molto simile.

Media e marketing digitale stravolgono la comunicazione

Quello strano lasso di tempo (corrispondente a qualche migliaio di anni) che ha visto l’umanità privata dei social network viveva di consuetudini strane, che coinvolgevano anche la comunicazione sportiva.

Ad esempio, per guardare la classifica del Catanzaro o vedere che giocatori aveva preso la squadra si doveva usare una cosa che si chiamava giornale. Era il 2003 quando il persistente appello dei tifosi del Catanzaro di comprare un attaccante (“ci vo’ a punta” è uno degli slogan preferiti del tifoso catanzarese) stava per essere accolto. La sfida, se ricordo bene, era tra:

  • Gioacchino “Jack” Prisciandaro, autodefinitosi lo “squartaporte”, super bomber di periferia;
  • Giorgio Corona, altro cannoniere di razza fuori dai radar del grande calcio, che però ha fatto in tempo ad assaggiare la serie A.
 

Forse nell’elenco c’era pure il grande Sossio Aruta, che poi avrebbe avuto una carriera televisiva di varia natura (partendo da “Campioni” con Ciccio Graziani e finendo da Maria de Filippi). In ogni caso, per sapere chi caspita avrebbe guidato l’attacco dei giallorossi, mio padre era costretto a comprare il giornale ogni mattina. Alla fine si scelse Corona, e fu una delle poche scelte azzeccate in tutto quel decennio, visto che Re Giorgio ha scritto pagine di storia del Catanzaro a suon di gol bellissimi (e spesso in bassa definizione).

Oggi invece la cosa è un minimo cambiata. Perché ci sono i benedetti social, e se hai gente preparata puoi fare cose davvero davvero belle. Per sapere chi prende il Catanzaro, allora, adesso c’è bisogno solo di dare un’occhiata a Facebook. E magari una mattina, dopo teaser vari, esce fuori il grande acquisto, accompagnato da una introduzione video che sinceramente non ha differenze con quelle di squadre di categorie superiori:

Petruzzu Iemmello, catanzarese doc, torna nella sua città dopo aver giocato nella massima serie e ci fa vincere il campionato a suon di gol. Fa piangere solo a leggerlo.

La cosa carina è che se fai le cose per bene in un posto dove possono vederle tutti, come i social, si finisce che poi la gente si accorge che non sei poi tanto male. Tanto per dire, il team che cura la comunicazione del Catanzaro è stato invitato a tenere una lezione all’Università Tor Vergata di Roma. Anche grazie a post come questi:

Il Catanzaro, una squadra di serie di C della regione che viene dipinta per essere la più sfigata d’Italia, d’Europa, del mondo, dell’universo, si permette di fare un post su Twitter con dentro Spongebob, The Office e altri meme vari. Uno shock culturale auspicabile più che incredibile, e che anni fa era semplicemente impossibile da pensare. Uno dei miracoli dello sport e della comunicazione nella società moderna, verrebbe da dire se fossimo su un blog un minimo serio.

La fruizione dei contenuti nell'era della comunicazione sportiva moderna

Catanzaro in serie B 2004: qualche filmato (sfocato) su Youtube, il servizio al TG3 Calabria, poco altro. US Catanzaro Calcio oggi: la festa per la serie B ha portato una ondata di foto, filmati, post, articoli (tipo questo) e altra fuffa buona per tenersi impegnati giorni interi.

Ma non è solo la quantità. È la ripetibilità dei contenuti. Il servizio del TG di 20 anni fa lo vedevi e, se non lo registravi in qualche modo, era perso per sempre. I video di Youtube e le dirette Facebook di oggi, invece, sono là per rimanere almeno per un bel po’.

Questo poter rivedere i contenuti on demand (persino la partita è riguardabile in versione integrale), genera fenomeni strani. Tipo in mio padre, che c’ha comunque tenuto a riprendere con la telecamera le immagini della festa, i servizi del TG, le interviste. Non che non sapesse che sarebbero stati disponibili anche su internet poi, ma immagino che le riprese in questo modo abbiano un tocco più personale. Cose che i giovani delle nuove generazioni, evidentemente, non faranno mai più. Perché sono impegnati a fare video dove i protagonisti sono loro stessi. Video che poi dovranno mettere sui social, non per altro.

E fa un po’ pensare che gli unici contenuti non rivedibili sono sostanzialmente quelli delle TV locali. Che a loro volta trovano il loro bacino d’utenza primario nel pubblico più in là con gli anni, che magari non sa usare internet o uno smartphone.

Comunicazione nello sport e odio via social: la nuova frontiera

Vuoi sapere quando gioca il Catanzaro? Ci sono i social. Vuoi conoscere l’avversario della prossima partita del Catanzaro? Ecco sempre i social. E se ti perdi qualcosa, vuoi sapere il risultato del Catanzaro? Non ti sbagli, ci sono i social.

I benedetti social, come visto, hanno stravolto la comunicazione calcistica, appiattendo la differenza tra i grandi club e quelli più piccoli (se gestiti come si deve). Ma sui social si riversano anche i tifosi, le testate più o meno giornalistiche, e altra gente che farebbe bene a starsene lontana dalla ricezione di qualsiasi rete Wi-Fi.

Tutta questa ridondanza a volte può portare a effetti negativi. Perché i tifosi che prima parlavano al bar adesso lo fanno su Facebook, magari andando a rompere le scatole sui profili delle squadre avversarie. Parli oggi, parli domani, e alla fine tutto questo misto di nervosismo, frustrazione e voglia di fare a gara a chi spara più minchiate si riversa sul mondo reale. Va a finire così che una partita come il derby Crotone – Catanzaro di marzo 2023 si è dovuta giocare senza tifosi ospiti perché, secondo le autorità competenti, c’era rischio per l’ordine pubblico.

Questo era probabilmente il primo Catanzaro – Crotone dell’era social, visto che negli scorsi anni le due squadre erano agli antipodi delle serie calcistiche; prima di finire in C, il Crotone era addirittura arrivato in serie A, giocando partite oggettivamente esaltanti. E forse non è un caso che una rivalità del genere, difatti mai esistita o esistita in modo da non rappresentare alcun pericolo, sia scoppiata adesso.

Nell’anno della precedente promozione in serie B, stagione 2003/2004, i due Catanzaro – Crotone si svolsero senza particolari problemi, almeno da quello che mi ricordo io. Tanto per dire, questo era il tabellino del derby di ritorno (ripreso da UsCatanzaro.net):

tabellino crotone catanzaro 2004
una partita bloccata, tesa e importantissima per il campionato.

L’ultima riga è quella che ci interessa: “spettatori 7.000 circa di cui 1.300 provenienti da Catanzaro”. Ed era una partita super decisiva per il campionato. Perché nel 2004 si è potuto e nel 2023 no? La faccenda è evidentemente più complicata di quanto l’ho descritta io, non vale la pena sottolinearlo. Ma i social (anzi, gli usi che ne facciamo) un po’ c’entrano, mi pare.

E guardando un po’ avanti nel tempo, con il Metaverso forse potremo minacciare di prenderci a sprangate senza nemmeno uscire di casa. E magari i cori dei tifosi verranno ideati da Chat GPT. Ma a questo, forse, ci arriveremo quando i giallorossi saranno già in lotta per la Champions League.

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