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In una partita che verrà ricordata più per la presenza di Taylor Swift che per la vittoria dei Kansas City Chiefs, gli spot del Superbowl hanno voluto dire la loro sul momento storico che stiamo vivendo, come sempre. L’anno scorso era stato segnato da un generale disimpegno e la voglia di parlare di cose non troppo pesanti. Quest’anno come sarà andata? Vediamo un esempio per ogni tipo di categoria di commercial andato in onda.
Gli spot impegnati del Superbowl 2024
In ogni Superbowl c’è quasi sempre una categoria dedicata agli spot impegnati, dal tono serio, che celebrano l’azienda stessa, i propri clienti o lo zio Sam. Una sintesi puntuale di tutto il discorso arriva da Volkswagen, con un commercial che tutto sommato fa bene il suo lavoro senza risultare troppo melenso o ruffiano. Forse lo spot migliore, perché no.
con i classici spot istituzionali e Neil Diamond non si sbaglia mai.
I commercial più improbabili
In questa categoria potrebbero rientrare praticamente quasi tutti gli spot del Superbowl. Quelli dove ci sono cani parlanti, macchine che parlano, robot in crisi di identità, cose così. Quest’anno secondo me uno dei migliori esponenti del genere è stato il commercial della maionese Hellman’s, che ha proposto una specie di gatto capace di diffondere una specie di messaggio ambientalista. Uno spot più carino di quanto non sembra a una prima occhiata:
il gatto dice “meow” e lei capisce “mayo”, carino.
Le pubblicità che puntano tutto sui testimonial
Con un buon testimonial si va sempre sul sicuro. Devono aver pensato questo le aziende che hanno scelto di puntare tutto su una faccia conosciuta per il loro commercial del Super Bowl 2024. Tra le altre, mi pare interessante la scelta di State Farm. Per tutto l’anno, la compagnia ha mandato in onda spot che avevano già dei testimonial belli forti per il mondo del football. Ovvero il giocatore più forte di tutti, Patrick Mahomes, il giocatore più mediatico di tutti, Travis Kelce, e il loro allenatore, Andy Reed. Ma forse il pubblico del Superbowl li conosce tanto quanto, e quindi meglio andare con l’ex Governatore della Florida, Schwarzenegger:
e c’è anche Danny De Vito, non ti dimenticare.
Ah, ovviamente c’è anche Mister T che fa puublicità alle scarpe insieme a Tony Romo:
non so cosa potrei aggiungere.
Poi sì, ci sono stati pure Martin Scorsese, Christopher Walken, Jenna Ortega: qualcosa per tutti i gusti, insomma.
I commercial di aziende uscite fuori dal nulla
Questo tipo di spot del Superbowl è un po’ difficile da trattare, perché la definizione di azienda sconosciuta è un po’ complicata. Però io sinceramente non avevo mai sentito parlare di e.l.f. Cosmetics, che se n’è uscita fuori con un commercial di quelli che fanno tanto TV americana:
è tutto così americano, così Super Bowl.
Le pubblicità sulla tecnologia
L’intelligenza artificiale arriva di prepotenza sul palco del Superbowl, e lo fa per bocca di Microsoft. Che sceglie di spingere il suo sistema Copilot cercando di far capire come potrà aiutare le persone a realizzare i propri sogni e a trovare lavoro. Ci saranno anche quelli che il lavoro lo perderanno, ma forse per quelli ci sarà spazio in altri spot.
l’IA è tua amica, capito?
Gli spot del Superbowl ruffiani
Una delle mie categorie preferite, quella degli spot ruffiani. Che vogliono piacere un po’ a tutti e per farlo parlano in tono melodrammatico e retorico di temi difficili, pesanti, non proprio adatti a una partita di football americano. Quest’anno la ruffianata migliore secondo me è stata di Kia, con una storia vagamente strappalacrime di una bambina, la sua passione per il pattinaggio e l’ottima tenuta di strada sulla neve della nuova EV9:
commovente, in qualche modo.
Le pubblicità con animali
Budweiser è una specialista di questi spot, poco da dire. Tant’è che qualche ora prima della partita su NFL Network si poteva vedere un backstage che si preoccupava della preparazione del cavallo protagonista del commercial. Solo in America, solo in America…
un piccolo kolossal equino.
Di cosa parlano di solito gli spot del football?
Da appassionato di football che segue la stagione tutto l’anno, è curioso fare il confronto tra gli spot del Superbowl e quelli che, di solito, vengono propinati a noi tifosi. Su NFL Network, il canale di riferimento della lega, la lista è davvero variegata e disegna un identikit piuttosto preciso di ascoltatore:
Maschio bianco, livello di educazione piuttosto basso, disoccupato o con professioni umili, età generalmente avanzata
Perché dico questo? Perché tra una partita e l’altra si possono vedere spot per alternative al Viagra, programmi di adozione per adolescenti, campagne di sensibilizzazione contro l’uso del cellulare al volante. E poi c’è il deodorante per ascelle, piedi e parti intime che non ti fa puzzare mentre lavori al magazzino:
anvedi come puzza Mando.
E insomma, cose diverse da quelle che abbiamo visto stanotte. I commercial di quest’anno, infatti, hanno abbracciato una grande varietà di argomenti, scegliendo approcci piuttosto tradizionalisti, tra il pacchiano e i ruffiano. Eppure, i nuovi temi emergono forti. Microsoft e Google che parlano dell’intelligenza artificiale, il ruolo sempre maggiore della tecnologia. Se anche un brand che fa maionese sente il bisogno di dire che non bisogna sprecare cibo, allora, forse vuol dire che argomenti inediti sono stati definitivamente sdoganati sulla pubblica piazza dei media americani.
Adesso si sono fatte le sei di mattina, buonanotte a tutti.
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