Super Bowl 2020: gli spot più belli sul rapporto con la tecnologia

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Il Super Bowl 2020 ha proposto tanti spot con diversi approcci alla tematica della tecnologia. Ecco quali sono stati, per me, gli esempi più interessanti.

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Il Super Bowl 2020 è finito da poco, è stata trasmessa la solita badilata di spot, i Kansas City Chiefs hanno trionfato sui San Francisco 49ers. Sul campo dell’Hard Rock Stadium di Miami è stata una bella partita, poco da dire, anche se secondo me è stata San Francisco a perderla, piuttosto che Kansas City a vincerla.

Gli spunti di discussione non sono venuti solo dal campo, o dall’Halftime Show di Shakira e Jennifer Lopez. Le pubblicità legate alla tecnologia e ai prodotti tecnologici, in particolare, l’hanno fatta da padrone, con un atteggiamento spesso diverso da quello della partita dell’anno scorso.

Cerco di spiegare il tutto con un breve riassunto.

Il Super Bowl 2020 degli assistenti vocali

Lo si sapeva già in qualche modo, ma il tema degli assistenti vocali è stato centrale all’interno delle pubblicità di questa grande partitona di football. E allora ecco lo spot di Amazon, che si affida a un ragionamento facile facile per spiegare l’importanza di Alexa:

sinceramente, prima di Alexa la vita non aveva alcun senso

Come facevamo a vivere prima senza Alexa? Lo facevamo, e anche abbastanza facilmente direi, però l’dea è chiara: la tecnologia cambia la vita delle persone.

E la cambia anche mantenendo in vita ricordi che, altrimenti, sarebbero persi per sempre. Questa è l’idea di Google, che un po’ come l’anno scorso vira su un messaggio strappalacrime. Un uomo affida proprio all’assistente Google alcuni ricordi legati alla moglie scomparsa. Per i più romantici, è uno spot che scalda il cuore. Per chi è più cinico, è un commercial che fa vedere come le nostre identità siano totalmente alla mercé delle grandi corporazioni. Tutto per merito nostro.

Google sa di noi quanto noi vogliamo che lui sappia

Automotive e tecnologia: ruffianate assortite?

Complice l’arrivo di Greta Thunberg, a un certo punto i brand dell’automotive hanno messo da parte la menata che recita “esci fuori e guida, invece di stare chiuso in casa”. Ora si va sull’ambientalismo. E cosi Audi si affida addirittura a Maisie Williams (Arya Stark di Game of Thrones). La nostra è ferma a un incrocio super trafficato e super inquinato, e fa l’unica cosa sensata da fare. Mettersi a cantare una canzone di Frozen:

“The cold never bothered my anyway” – allora a che serviva guidare una Audi elettrica?

Se per Audi la tecnologia migliora l’ambiente, Hyundai punta decisamente a un livello più pratico. In uno spot tutto incentrato sul caratteristico accento di Boston, un’adorabile combriccola di personaggi ammira le capacità della nuova Sonata, che parcheggia da sola e fa altre cose tanto utili:

più che uno spot, l’episodio pilota di una sit-com

La tecnologia salva l’ambiente, ti fa parcheggiare meglio e cambia anche il mondo delle auto sportive di lusso. Come cerca di spiegare Porsche, che per il suo spot gioca a guardie e ladri, in versione totalmente elettrica:

il perché ci siano solo americani che lavorano in un museo tedesco va oltre la mia comprensione

A chi importa della tecnologia, invece, quando il proprio testimonial è l’uomo più sexy del mondo? Almeno così pare nel caso di Genesis, che lancia il suo primo SUV puntando su temi piuttosto tradizionali. Lusso, sfarzosità, una tizia che prova a fare la simpatica (Chrissy Teigen) e John Legend. Non saprei:

“sono figo in modo assurdo”

La battaglia (poco tecnologica) delle birre

Il Super Bowl 2020 delle birre è stato piuttosto tradizionalista. Come previsto nella mia guida agli spot di qualche giorno fa, Budweiser si è lanciata sul sociale, con una celebrazione dell’americano medio. Che c’entra la tecnologia? Niente, però probabilmente è lo spot che “fa più Super Bowl” di tutti quelli trasmessi:

il tipico americano stravaccato in poltrona che guarda questo spot, cosa avrà da dire in merito?

La tecnologia invece entra più o meno in ballo con Michelob Ultra. L’anno scorso l’azienda aveva seguito il trend che vedeva la critica a intelligenze artificiali e tecnologie in genere. Quest’anno il focus si sposta sul tema della sostenibilità sociale. Ogni volta che qualcuno compra un pacco da sei di Michelob, l’azienda si impegna a favorire l’agricoltura biologica. Bella iniziativa, ma lo spot non mi pare particolarmente entusiasmante:

un bel pacco da sei può cambiare il mondo

Amore, odio, messaggi più o meno sociali

Microsoft ha puntato ancora sui messaggi sociali. Dopo lo spot dedicato al controller per disabili dell’anno scorso, questa volta il tema è stato: inclusività. Lo spot incentrato su Katie Sowers, assistente allenatrice dei San Francisco 49ers, è sicuramente di impatto. La nostra riesce nel suo lavoro grazie al suo Surface – che è il tablet ufficiale della NFL, quindi o si usa questo o niente. Tutto bello, anche se gli appassionati di football possono vedere questo spot da mesi su NFL Network:

una bella storia

Per la serie “sviolinate micidiali”, ecco lo spot di New York Life Insurance, che mescola la concezione di amore dell’antica Grecia con scene di vita quotidiana, dove la tecnologia non manca di fare la sua parte. Bello, però anche un po’ pesantuccio:

nel dubbio, puntare sui classici

Ma la tecnologia può anche aiutare a vivere meglio, come spiega TurboTax. Quest’anno il brand ha abbandonato il tema dell’intelligenza artificiale, esplorato lo scorso anno, puntando sulle persone. Persone che per qualche motivo ballano in maniera disturbante mentre pagano le tasse. Mhh:

pagare le tasse e ballare in modo estroso: fatto

Sorprende lo spot del Super Bowl di Snickers, che rientra nella categoria delle ruffianate ma se non altro lo fa in maniera simpatica. Il tutto con una specie di rivisitazione in chiave moderna del famoso spot Coca-Cola del 1971 (Coca-Cola che, invece, quest’anno ha buttato lì una pubblicità con Martin Scorsese e Jonah Hill non proprio entusiasmante). E la tecnologia c’entra anche qui, anche se per la maggior parte del commercial viene vista come un fattore negativo. La morale è: il mondo, per migliorare, avrebbe bisogno solo di un po’ di Snickers in più. Un po’ troppo ambizioso, forse?

cambiare il mondo, un morso di Snickers alla volta

Ma non basta, perché la tecnologia entra forte anche in uno degli spot più “femministi”, quello di Olay. Che a quanto pare intende donare fondi a favore delle ragazze impegnate nello sviluppo di soluzioni informatiche:

un bel commercial – forse troppo rosa, tanto per trovargli un difetto

E quindi, il Super Bowl 2020 degli spot tecnologici è stato…

Possiamo dire un po’ “meh”? Tutto sommato non mi pare ci siano stati spot indimenticabili. La cosa più carina forse l’ha fatta – e non è la prima volta – Tide, con una serie di spot che si sono inseriti in trailer di film e commercial di altri brand. Molto simile alla trovata del 2018, ma comunque simpatica:

Tide sa come si fa

Il rapporto con la tecnologia, rispetto all’anno scorso, sembra essere un po’ cambiato. Il nuovo tema dell’ambientalismo ha fatto la sua comparsa. Per alcuni le novità tecnologiche sembrano essere solo negative, mentre per altri la modernità è un mezzo per raggiungere nuovi obiettivi.

C’è anche chi ha scelto la via di mezzo, come Verizon. Che da un lato è una delle prime società a portare il 5G su larga scala, e dall’altra sceglie di dedicare uno spot a quello che lo stesso 5G non può fare:

il 5G non fa un sacco di cose. Però, nel dubbio, noi siamo i leader del settore

Insomma, l’atteggiamento dei brand internazionali verso la tecnologia è sempre piuttosto bipolare. Da un lato la modernità ci permette di migliorare il mondo, e su questo sembrano essere tutti d’accordo, o quasi.

Dall’altro, però, continua a esserci questa esigenza di rassicurare il pubblico. Di dirgli che sì, il futuro avanza spietato, ma nessuna tecnologia potrà sostituirsi all’uomo.

Tu che dici? Ti sono piaciuti gli spot tecnologici del Super Bowl 2020?

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