Super Bowl 2021: gli spot della gara tra COVID, crisi e stranezze

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Un'edizione unica del Super Bowl ci ha consegnato un mondo con priorità completamente ridisegnate. E gli spot, come sempre, ce lo raccontano a modo loro.

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Sono le 4 del mattino circa, i Tampa Bay Buccaneers e quel mito vivente di Tom Brady hanno vinto il Super Bowl 2021, battendo un po’ a sorpresa i Kansas City Chiefs di Patrick Mahomes al Raymond James Stadium di Tampa. E me ne posso finalmente andare a dormire.

Non prima però di aver snocciolato delle riflessioni non richieste sulle pubblicità di quest’anno. Come al solito, sono pareri del tutto personali, senza alcun valore. Vediamo subito come è andata che di cose da dire ce ne sono davvero assai.

Gli spot del Super Bowl 2021 dedicati al COVID

Cominciamo con gli spot che, in maniera diretta o meno, parlano del drammatico periodo storico che stiamo vivendo, funestato dal COVID-19.

Bella la pubblicità Procter & Gamble, che si concentra sul tema delle faccende domestiche. Che in questo periodo di quarantena spesso ricadono solo su una sola persona:

spesso si finisce col fare le faccende di casa perché non si ha più un lavoro. Cose brutte

In questa categoria ci metto anche il commercial Toyota, firmato da Saatchi & Saatchi. Che parla dell’atleta paralimpica Jessica Long, e della sua storia personale. I toni sono da tipica pubblicità del Super Bowl. Ma il messaggio finale, “Crediamo ci sia speranza e forza in ognuno di noi”, mi pare possa ben adattarsi al periodo:

uno di quei casi dove la ruffianata viene bene, perché la storia è troppo bella per fare i sarcastici

Un po’ di adorabili pacchianate e ruffianate

Mettiamo per un attimo il COVID da parte, e concentriamoci un po’ su quella che poi è la parte divertente del Super Bowl. Gli spot pacchiani e quelli un po’ ruffiani.

La prima super pacchianata che mi viene in mente è quella di General Motors con Will Ferrell. Che in pochi secondi riesce a infarcire lo spot di luoghi comuni su statunitensi, norvegesi, svedesi, finlandesi, macchine elettriche, mappamondi e altre cose a caso:

se non te lo vuoi vedere ecco la sintesi. Un tizio dice: “La Norvegia fa qualcosa meglio degli Stati Uniti? Ma che davero davero?”

E poi c’è lui che se la canta in un campo di grano o quello che è:

ridendo e scherzando, Oatly fattura un botto anche grazie a pubblicità del genere

Tra le cose un po’ così di questo Super Bowl 2021 c’è anche il commercial di Tony Romo e consorte. Tony Romo è stato uno dei due commentatori della partita (bravissimo, se la vuoi detta tutta), ex giocatore e sempre più presente in pubblicità di vario tipo. Si deve pur fatturare, è giusto:

è come se durante la finale dei Mondiali di calcio uscisse fuori una pubblicità di nuove pantofole con Caressa e la Parodi. più o meno

La pacchianata più carina, invece, l’ha mollata Paramount, che per pubblicizzare la sua nuova piattaforma streaming ha buttato dentro un po’ chiunque:

veramente carino (e pacchiano) senza motivo

Mentre la pacchianata più pacchiana è di Mountain Dew con questa cosuccia qui:

non so davvero cosa dire

I grandi assenti (forse): Coca, Pepsi, Budweiser

L’impatto del COVID si è fatto sentire bello potente anche sul partitone di football americano che caratterizza l’inizio di febbraio.

Ben inteso, appropriarsi di uno spazio di 30 secondi durante la battaglia tra Tom Brady e Mahomes è stata ancora impresa ardua. Uno slot veniva via per circa $ 5 milioni e mezzo, secondo dati Kanter. E le previsioni sugli ascolti erano in linea con quegli degli anni passati (non so come sia andata al momento se ti devo dire).

Nonostante ciò, il COVID ha scombussolato un po’ tutto. Questo perché gli investimenti per il Super Bowl, di solito, vengono programmati in estate. Ma visto che questa estate eravamo tutti un po’ impegnati con una pandemia, ecco che le cose si sono fatte complicate.

Anche per questo, brand come Hyundai, Coca Cola, Pepsi e Budweiser si sono tirati fuori. Ed è un evento storico, visto che non succedeva da anni e anni. Proprio Coca Cola ha voluto chiarire, lo leggi pure su Cbsnews, di aver voluto dire no al commercial del Super Bowl di quest’anno per “indirizzare al meglio le risorse durante questi tempi senza precedenti”. Parole che mi sembrano piuttosto forti.

Nel suo piccolo, anche Avocados From Mexico ha scelto di saltare la competizione, dopo averci regalato commercial di indicibile bellezza negli anni passati:

io c’ho pure provato a mangiarli, ma non mi piacciono.

Comunque, non è che questi brand siano stati del tutto assenti dal gioco. Pepsi, come visto, ha sponsorizzato l’Half Time Show. E Budweiser era comunque presente insieme a molti altri brand nel commercial Anheuser-Busch. Che è talmente banale e ben fatto che più lo guardo e più mi piace:

mi piace molto la reazione della tizia nella sequenza del funerale, intorno al secondo 50. Non so perché.

Addirittura PepsiCo. ha aperto le danze con questo simpatico spot Doritos, Lays e Tostitos, che ha buttato dentro vechie glorie del football come se piovesse:

per me è molto carino. Se non ci capisci niente di football, però, è dura.

Insomma, alcuni brand hanno deciso proprio di uscire dal giro. Altri, invece, hanno diversificato la comunicazione, scegliendo un approccio “di gruppo”, piuttosto che “di brand”. Altri ancora sono rimasti in disparte affermando al tempo stesso la propria responsabilità sociale. Mica male.

E i nuovi arrivati, segno dei tempi che cambiano

Le grandi assenze hanno dato modo anche ad altri brand di entrare in gioco.

E le new entry costituiscono un chiaro segno dei nostri tempi. Tra questi c’è Door Dash, un servizio di consegna di cibi a domicilio che ci lascia in dono questa perla in orbita Sesame Street:

ha senso, no?

Poi è stato il turno un marketplace online, Mercari, e di Fiverr, secondo me è da tenere d’occhio come uno di quei siti per freelance dove cercare lavoro come copy:

non so, un po’ troppo confusionario forse?

Sullo stesso tema c’è Indeed, altra piattaforma per il lavoro online. La pubblicità non è niente di che, ma valeva la pena comunque citarla:

la formula con parti di copy fisse e il resto “che si muove” è molto comune negli ultimi anni.

Oltre a ordinare da mangiare a domicilio e cercare lavoro online, un’altra delle cose che si fanno di questi tempi è investire tramite le app. Come Robinhood. Che però, come ben  saprai, è stata al centro di tutta quella meravigliosa vicenda relativa a Reddit e alle azioni Gamestop.

C’era bisogno di altra attenzione mediatica dopo tutta questa faccenda? Sì. Ovviamente sì:

“siamo tutti investitori”: fino a quando va bene a qualcuno…

Il Super Bowl dell'unità (sperata)

Mai come quest’anno, i commercial della finale del campionato NFL riflettono come stiamo cambiando e dove stiamo andando. In molti commercial, l’invito era quello a essere uniti. Le recenti vicende politiche e sociali hanno evidentemente lasciato il segno negli Stati Uniti, e la pubblicità ha cercato di sottolinearlo a modo suo.

Poi, se nelle pubblicità del Super Bowl 2020 era soprattutto la tecnologia il tema portante, e spesso raffigurato in modo negativo, in 12 mesi è cambiato tutto. Via le paure sull’intelligenza artificiale. Adesso la tecnologia può salvare o migliorare vite (come nello spot Cadillac di sopra), quindi meglio tenersela stretta e amica.

Capire come saremo combinati nel 2022, poi, diventa ancora più complicato di cercare di fermare Travis Kelce in campo aperto (quel tizio è davvero una bestia, a proposito). Questo putroppo, le pubblicità non lo possono prevedere, ma solo immaginare.

Secondo me, alla fine, la pubblicità migliore è stata ancora una volta quella Tide. Fatta bene, simpatica, carina, e con una frase finale che ti prende e sbatte in faccia un “It’s dirtier than it looks” stupendo. In quella frase c’è un po’ di tutto. Paura di essere una cattiva madre, riconoscimento sociale negativo, ironia, minaccia, scherzo. E un sacco di citazioni che io non colgo minimamente. Bravi tutti davvero:

il miglior spot del Super Bowl 2021, ecco.

Non ti chiedo il tuo parere sulla vittoria di Brady e compagnia perché di appassionati di football in Italia saremo una ventina, e magari tu non sei tra questi.

Però quale pubblicità ti è piaciuta di più, quello mi interesserebbe saperlo, sì.

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